La prima volta che Simone è entrato nel mio locale …
… avevo appena messo “Temple of the dog” allo stereo. Uno dei miei dischi preferiti in assoluto, e sicuramente tra i migliori per ciò che concerne la scena grunge dei primi anni Novanta. Non potevo sapere che lo stesso apprezzasse, né tanto meno, che ne fosse innamorato e ammaliato quanto il sottoscritto. Così, nel tempo, frequentando il Caffè Ricasoli, ho scoperto tante affinità con il mio nuovo amico, apprezzato i suoi gusti, la sua persona, scambiato opinioni e tutto quello che un bancone di un bar può farti condividere. Mesi dopo, colloquiando in un brodo di giuggiole riguardo Seattle, non abbiamo potuto fare a meno di cadere in quel gran bel vortice, che è stata la musica degli Alice in Chains. Il risultato è stato solo un sommarsi di ulteriori conferme, le stesse che ci hanno visto mettere sul podio più alto, quel “Jar of Flies”, che come album di studio ( escludendo un magnifico e emozionante ” Unplugged ” ), è risultato il preferito per ambedue. In verità si tratta di un Ep, ma poco importa. Da tempo volevo cimentarmi con un lavoro, da dedicare alla loro esistenza, ispirato a quel gruppo grunge, a cui la voce di Layne Staley si prestava così profondamente. Un front-man troppo presto spirato via, un canto sofferente il suo, un lampo lucente la sua dote canora, che trasudava malessere, ma che non potevi fare a meno di ascoltare. Un concerto dal vivo, è stato il giusto modo per barattare il costo del biglietto, con qualcosa da appendere al muro di casa. Sembra che entrambi, siamo rimasti felici dello scambio.