Quella prima traccia che saltava mi aveva fatto impazzire …

 ma siccome che, “io non butto via mica niente!”… il book del disco “Blowback”, con cd rigato annesso, mi è restato in casa per mesi e mesi: prendeva polvere, la inghiottiva, ma non riuscivo a disfarmene per Dio. Quelle foto in successione, bianco e nero, con il folletto di Tricky  che si ingoia una nube di fumo, così diabolico, sfrontato, eccessivo, proprio come le sue basi distorte, i suoi testi visionari, la sua mente perversa. Come si fa a cestinare certe chicche mi son detto? Bristol del resto è entrata così nel mito, di prepotenza, nella storia della musica, in una sottile linea tra il quasi baratro e la resurrezione. Lo ha fatto prendendosi le attenzioni di tanti, con quel sound, con quella definizione-invenzione, il “Trip-hop” che pareva una droga, una pasticca da assumere, per ballare snodati una notte intera. Ne avranno sputato di sangue anche loro, emarginati in una periferia industriale, confinati in un garage agli albori, quando nessuno ci avrebbe scommesso una sola sterlina alle prime apparizioni, nei sound system del collettivo Wild Bunch. Rapper esiliati in una fetta di Inghilterra, isolati col grigio costante e la passione per la musica a salvare quel futuro pionierismo del suono. Chi ci ha sputato su quella contaminazione di hip-hop, rap, funk, jungle e drum’n’bass, dopo si sarà leccato il piatto e pure le dita: garantito al limone. Poi è arrivato anche uno squarcio di luce per me, inatteso, proprio come quella corrente a Bristol nei Novanta. Ma con l’accento di Piombino, qualche anno in più di esperienza, vita vissuta e una cultura musicale da starsene al tavolino a parlare per ore e ore: Gianluca Villani. Quando la diversità di età non la noti, non ti pesa, due sono le cose: o sei diventato scemo e hai perso la percezione di vivere, oppure hai trovato una pietra rara, un tuo simile. Quella cover, quel pezzo di cartone abbandonato, ha avuto nella mia fantasia una giusta collocazione, un lampo associativo e quell’attesa interminabile, indefinita, ha scandito senza parole, la sua ragione di esistere. Una cornice verde acido, come fosse un “intro” di Tricky, mi è parsa degna come chiusura di un cerchio.    

67 ( base ) x 40 ( altezza ) … non calcolare l’area mi raccomando … anno 2015. Courtesy Gianluca Arky Villani